domenica 25 dicembre 2005

auguri BLOG!

25 dicembre 2004 - 25 dicembre 2005: un anno in tua compagnia

auguri blog, un anno fa iniziavo queste paginette, in un anno per me molto incasinato, mi hai saputo tenere compagnia, permettermi di sfogare, spero di passare un altro anno insieme a te, nella speranza di poterti riempire con un sacco di post felici e non solo sfoghi di tristezza.

lunedì 12 dicembre 2005

ciao luigi....



Angela, Angela, angelo mio
io non credevo che questa sera
sarebbe stato davvero un addio,
Angela credimi, io non volevo.

Angela, Angela, angelo mio
quando t'ho detto che voglio andarmene,
volevo solo vederti piangere,
perché mi piace farti soffrire.

Angela, Angela, angelo mio
ma tu stasera invece di piangere
guardi il mio viso in un modo strano
come se fosse ormai lontano.

Ti prego, Angela, no, non andartene
non puoi lasciarmi quaggiù da solo
non è possibile che tutto a un tratto
io possa perderti, perdere tutto.

Volevo farti piangere
vedere le tue lacrime
sentire che il tuo cuore
è nelle mie mani.

martedì 6 dicembre 2005

dispersione di emozioni



sto come uno scemo davanti a uno scaffale di una biblioteca nel punto dove ormai quasi 24 ore fa ho conosciuto lei, se ne stava lì immobile, l'ho avvicinata pensando di esserle utile, le ho mostrato un libro di Verne, lei mi ha sorriso, aveva un sorriso speciale, bello. abbiamo parlato di libri, di passioni, l'ho portata alla piscina, e poi a mangiare una pizza insieme. Ha preso una vegetariana, io la solita funghi senza mozzarella. Ha un animo profondo, abbiamo scoperto di avere tante cose che ci avvicinano. poi siamo usciti dalla pizzeria, e siamo stati a casa, dove per tutta la notte lei mi ha bisbigliato nell'orecchio parole stupende, mi ha cantato con la sua voce bassa e calda l'hallelujah di jeff buckley, e poi abbiamo parlato dell'anima degli autobus notturni, ci siamo dedicati la cura, bisbigliandocela nell'orecchio, per paura di svegliare quella notte che ormai sapeva di alba, e che non volevamo più che finisse, e ci portasse via un sogno che aveva il profumo del gelsomino, e il colore rosa di quelle passioni delicate, che hai quasi paura a sfiorarle tanto che le vedi dolci, e con noi c'era il piccolo principe che aspettava la sua rosa, ascoltando la volpe, e quella voce splendida di israel kamakawiwo^ole che ci bisbigliava a tutti e due che da qualche parte oltre l'arcobaleno c'è un mondo stupendo.
quando i nostri fisici hanno ceduto siamo tornati nella biblioteca dove c'eravamo incontrati e davanti a quel libro di Verne ci siamo abbracciati e dati un bacio che mai potrò dimenticare, ricordo di una giornata così intensa e ricca di emozioni e passioni, che difficilmente potrò mai catalogare e spiegare, ma più semplicemente potrò vivere, come ancora adesso vivo il sapore di lei che ho sulle mie labbra. L'ho guardata addormentarsi, le ho dato un bacio sulla fronte e fatto una carezza, sono stato un po' a guardarla nella penombra, e poi ho chiuso gli occhi anch'io.
Ora sono qui, davanti a quello scaffale a riguardare quelle luci, e guardare quell'ingresso, da cui prima o poi lei spunterà, e io le correrò incontro dicendole quanto mi è mancata e la stringerò forte a me e non la lascerò più andare via. vivremo come i due amanti di Dolls di Takeshi Kitano, ci legheremo insieme per un drappo rosso, e attraverseremo il mondo sempre legati uno all'altra, attraversando le stagioni e gli spazi.



bello.

domenica 4 dicembre 2005

L'eclissi amore mio

Ti soffoco
è un piacere sottile
dei polpastrelli sul collo
fosse per me
Rebecca amore
ti augurerei
un letto di piume

allento la presa
sento il fiato
il sollievo che arriva
penso un po’ a me
Rebecca amore
mentre riordino i vestiti sparsi
ti accarezzo le spalle

ti soffoco
è un piacere infantile
dei polpastrelli sul collo
fosse per me
Rebecca amore
ti augurerei
oceani di dolore

la nostra eclissi
tra le eclissi
è la migliore
perché
non è affatto parziale

(Valentina Dorme)

martedì 29 novembre 2005

Germano Mosconi


se fino a ieri pensavate che il vero nemico del cattolicesimo fosse l'Islam, oppure Buddha e che ne so i mistici africani... beh vi sbagliavate di grosso, il vero nemico di Dio risponde al nome di Germano Mosconi, non ho ben capito cosa abbia combinato Dio a quest'uomo (a parte avergli dato sta faccia) per farsi odiare così tanto, ma sta di fatto che ne ha fatto una ragione di vita.

lunedì 28 novembre 2005

Guarda un po' chi si vede..... Proust

«Dire que j'ai gâché des années de ma vie, que j'ai voulu mourir, que j'ai eu mon plus grand amour, pour une femme qui ne me plaisait pas, qui n'était pas mon genre ! »

un'altro giro di ruota, e un'altro ciclo della recherche finito, anche se stavolta fa ancora più male, e non solo di più perché come normale in questo folle vortice ogni giro è più doloroso, di più perché questa volta avevo messo me stesso, ma non solo per quello...

Ci sono 3 tipi di amori nella vita:
-"gli amori", sono amori che incontriamo e che non ci danno molto, si dimenticano in un paio di settimane, e non si soffre molto
-"i veri amori", qui la storia si fa più seria, ci vanno da un paio di mesi, ad anche un anno per dimenticarli.
-"il grande amore", quando si tratta di quello, il tempo per dimenticarlo non c'è, non si può e basta, bisogna ricostruirsi un mondo attorno il più in fretta possibile, eliminare dalla propria vita ogni possibilità e traccia di lei, e cercare in ogni modo di impedire al cervello di pensarla, e non per qualche giorno, per tutta la vita.

Day 1, the count has begun

venerdì 25 novembre 2005

Dichiarazione di Peter Young davanti al tribunale


"Questo è il momento in cui normalmente un imputato esprime il suo pentimento per i crimini commessi. Permettete che vi dica il perché io non sono pentito. Sono qui per essere processato per aver partecipato alla liberazione di visoni da 6 allevamenti. Mi pento che siano stati solo 6. Sono qui per essere processato per aver partecipato alla liberazione di 8.000 visoni da detti allevamenti. Mi pento che siano stati solo 8.000. Mi risulta che solo 2 di tali allevamenti hanno chiuso. Mi pento che siano solo 2.

Mi pento, in particolar modo, della mia moderazione perché, indipendentemente dal danno causato a questo commercio, se tali allevamenti continuano ad essere attivi, se un solo animale è stato lasciato indietro, allora non è stato sufficiente.

Non pretendo esimermi dalle conseguenze di tali azioni supplicando la misericordia o appellandomi alla coscienza della corte, perché se questo sistema avesse coscienza io non sarei qui ed al mio posto ci sarebbero tutti i macellai, i vivisettori e i pellicciai del mondo intero.

Penso di continuare a tenere la testa in alto in questa corte, che mi condannerà per un atto di coscienza. Nemmeno darò il piacere agli allevatori presenti in aula di vedermi chino di fronte ad essi. A coloro i quali ho visitato le fattorie nel 1997, fatemelo dire in faccia per la prima volta: è stato un piacere attaccare i vostri allevamenti e liberare quegli animali che tenevate in gabbia. E' di fronte a questi ultimi che io rispondo, non a voi, non a questo tribunale. Ricorderò le notti che entrai nelle vostre proprietà come la miglior esperienza della mia vita.

E voi allevatori o sadici che leggerete le mie parole e riderete della mia sorte, ricordatevi: abbiamo lasciato più allevatori in bancarotta di quelli che voi attivisti per i diritti animali siete riusciti a far chiudere. Non lo dimenticate.

Lasciatemi ringraziare tutte le persone che sono venute ad appoggiarmi in questo processo. Il mio ultimo desiderio, prima di tornare in carcere, è che
ognuno di voi si diriga a un allevamento di animali da pelliccia questa stessa notte, tirate giù i recinti e aprite tutte le gabbie... E' tutto."

8 novembre 2005

Pagina di appoggio a Peter:
www.SupportPeter.com

***


L'8 novembre il tribunale di Madison (Wiscosin) ha condannato Peter a 2 anni di galera da scontare in un penitenziario federale.
Dopo la sentenza Peter è stato trasferito in un nuovo carcere dove rimarrà sino al 1 dicembre.

Per supportarlo potete scrivere a:

Peter Young
Columbia County Jail
403 Jackson St Portage, WI 53901
U.S.A.


O inviare lettere di solidarietà via email a:
letters@supportpeter.com

giovedì 24 novembre 2005

The Most Dangerous Game


Fino a cento anni fa la mente umana era completamente ignorata, la medicina non le dava importanza, nè esistevano scienze come la psicologia nè nient'altro.
Se c'è qualcosa che davvero contraddistingue il secolo appena finito e che sempre più contraddistinguerà il secolo a venire è la scienza della mente, ovvero la psichiatria.
La pazzia, ovvero la malattia mentale, frutto di studio della psichiatria non nasce certo cento anni fa, leggendo la storia per bocca di splendidi storici come Bloch scopriamo un mondo pieno di pazzi che giravano a predicare la fine del mondo, l'arrivo di altre civiltà, o semplicemente a inveire contro tutto e tutti, leggiamo di persone che avevano ogni tipo di fobie da quelle alimentari, a quelle verso eventi atmosferici o verso animali, malati di igiene, e no, cosa è cambiato nel 900? Tutto questo oggi ha un nome, è catalogato, oggi parliamo di schizofrenia, di depressione, di ipereuforia e così via, catalogando così ogni stato della mente umana.
Alla base di ogni ragionamento c'andrebbe una domanda, ovvero, perché? o meglio per chi? per la salute del "malato" che per la cronaca fino a pochi anni fa non era considerato malato? Se apriamo un libro di psichiatria e cerchiamo la definizione di malattia mentale troveremo una parola che ci farà riflettere, ovvero "incurabile" ergo la psichiatria non considera mai curabile la malattia mentale, e allora perché cercano di curarla, se non si può curare? perché l'interesse non è curare, ma sedare, ovvero eliminare gli effetti della "malattia" e togliere così agli altri i fastidi arrecati da questa malattia. Nulla esprime meglio la psichiatria nella sua vera essenza se non il Nobel per la Medicina e Fisiologia ottenuto da Antonio Egas Moniz, per la sua brillante invenzione della lobotomia frontale.

Pratica ancora oggi in uso in alcuni ospedali americani e non solo. Successivamente l'elenco delle splendide invenzioni ha visto Elettroshock, camice di forza, letti di contenizione, schock insulinici, LSD, CPC e svariate altre droghe sintetiche, fino ad arrivare a quello che oggi chiamano "psicofarmaci di terza generazione" ovvero quel mare di antidepressivi che riempie i cassetti di ogni bravo uomo moderno. Ora la storia che la psichiatria è cambiata, che non sono più quelli brutti e cattivi che chiudevano le persone nei manicomi per torturarle con schock elettrici ed insulinici, ma che è diventata una scienza che vuole il bene del malato, la vada a raccontare ai loro cazzo di summit su qualche isola piena di sole e caldo, la scienza che ha creato questi mostri, senza un profondo cambiamento alla base, sarà sempre quella scienza che per anni e ancora oggi ha cercato di controllare le menti di milioni di individui, imponendo un giusto modo di pensare, e un modo sbagliato, così come la società voleva, negli anni 70, se eri gay finivi in manicomio, ora non più, è forse possibile che essere gay non è più una malattia? ebbene sì, è stata cancellata dall'elenco delle malattie. Come mai? Io in medicina non ho mai sentito di malattie che non sono più tali, se uno ha un tumure è sempre un malato, magari sarà curabile un giorno, ma cmq un malato, invece in psichiatria le malattie cambiano in base alle abitudini della società, in base a ciò che NOI riteniamo giusto o no. La stessa scienza che 60 anni fa teorizzava la "WELTANSCHAUNGSKRIEG" (la visione di guerra del mondo) nella Germania nazista, è la stessa che ha poi collaborato con l'america a progetti con l'MK ULTRA (controllo mentale di massa organizzato dalla CIA) è la stessa che oggi con gli scienziati della comunicazione studia come usare i media, è la stessa scienza che ha ridotto migliaia di essere umani, e animali in fin di vita per il loro puro e semplice sadismo, e non capirò mai come possa essere ancora oggi accettata socialmente, e che quando qualcuno propone uno psicofarmaco a un bambino di 4 anni, il genitore non prenda una pistola e spari direttamente in mezzo agli occhi a quel pezzo di merda che ha cercato di rovinare la vita ad un bambino che aveva il solo difetto di essere iper attivo (come se fosse strano correre sempre a 4 anni)

martedì 22 novembre 2005

Vegan



Mi ci sono voluti oltre sei anni per trovare il coraggio di scrivere queste righe, per cercare di trovare la forza di raccontare una situazione ormai ben oltre il limite del sopportabile, che seppure per me non veda via d'uscita, spero quanto meno che faccia sempre meno danni ad altri dopo di me.
Ho vissuto felicemente fino ai 21 anni, senza sapere cosa fosse la parola vegan, conoscevo solo la parola Vega, il pianeta cattivo da cui partivano i mostri lanciati sulla terra che obbligavano DaitarnIII a battaglie per salvare l'umanità, ma questa cosa vegan, proprio la ignoravo.
Mi fu spiegato che era un movimento che voleva la liberazione animale, che propagandava ideali di pace, di rispetto e di futuro possibile. e tante altre parole bellissime che me ne fecero innamorare al primo colpo. Dovetti abbandonare la mia dieta a base di carne, e introdurre tanti alimenti nuovi che fino a quel giorno ignoravo, come la soja, il latte di soja, il formaggio di soja, la carne di soja, l'affettato di soja, il maiale di soja, l'hamberger di soja, il wustel di soja, il pane di soja e la milanese di soja. All'epoca chiesi se potevo tenermi una donna di carne animale, o se dovevo prendermene una di soja, mi fu detto che nei primi anni di purificazione, potevo ancora tenerne una di carne umana, ma che poi col tempo sarei stato io il primo a non volerla più e a desiderare solo carne di soja. Buttai via tutti o quasi i miei vestiti in lana, pelle e seta, per utilizzare materiali più naturali come il pile (derivato dal riciclo della plastica) la viscosa, la lorica, la gomma, la fibra di alluminio, e tanti altri materiali cruelty free che da quel giorno trovano felicemente posto nel mio armadio. Poi venne la volta delle medicine, che non si dovevano usare perché testate su animali, chiesi quali erano le alternative, sperando in un aulin di soja, e un bactrim di soja, e invece nulla, qui la situazione era un po' diversa, l'unica cosa che si poteva usare erano i fiori di Bach, ma mi fu subito chiarito che non erano per nulla efficaci,, ma la risposta che mi fu data mi rassicurò comunque molto, un vegan non si ammala, e quando chiesi, "ma se per caso mi ammalo?" la risposta fu semplice quanto eloquente: "evidentemente vuol dire che non sei vegan".
Il mio primo inverno ebbi una polmonite con la febbre che superò i 41 gradi, feci finta di nulla, su qualche libro avevo letto che era normale, che il mio fisico si stava purificando, e stava espellendo tutte le tossine accumulate per anni. Ai fratelli vegan ovviamente non lo dissi, come non dissi loro di ogni altra malattia (circa 45 all'anno) avute da allora ad oggi.
Dopo sei mesi ebbi la possibilità di assistere alla prima riunione vegan, ero tutto eccitato, finalmente (dopo solo 12 polmoniti, 8 tracheiti, e 15 influenze intestinali) potevo fare parte di quell'amato gruppo, mi diedero l'indirizzo del posto in cui andare, e una parola da dire all'ingresso: "seitan". Arrivai, erano le 3 del mattino, orario strano per una riunione pensavo, ma tant'è sti vegan sono sempre tutti impegnati a fare mille cose per gli animali, evidentemente possono solo trovarsi a queste ore. La stanza era strana, un interrato 15 metri sotto il livello del terreno, all'igresso della stanza c'era una scritta infuocata che diceva "vegan power", entrai e c'erano una cinquantina di fratelli, in mezzo alla sala c'era un tavolo in marmo sopra il quale c'era sdraiata una sorella interamente nuda. Mi fu spiegato che doveva espiare un peccato commesso in settimana, non si era avveduta della presenza dell'E270 (l'acido lattico) in una confezione di biscotti, e così ora per chiedere scusa al dio Vegan, si faceva spargere il corpo del terribile olio di palma bollente. Poveretta pensai, però certo, come si fa a commettere un simile peccato? io ogni mattina recitavo prima di alzarmi dal letto per 10 volte la serie degli additivi vietati (E120, E201, .....) non avrei mai voluto offendere il mio nuovo e sgargiante Dio con un simile affronto. Venne allora il mio turno, un fratello mi condusse in mezzo alla stanza, dove fui presentato a tutti gli altri, mi fu dato un nuovo nome da vegan: Citysus, il nome latino del maggiociondolo, ognuno dentro al gruppo aveva un nuovo nome, perché i vecchi nomi erano sporchi dal sangue della nostra civiltà barbara a cui eravamo appartenuti. Il rito di iniziazione fu breve, anche se un po' doloroso, fui lasciato per 8 minuti sommerso in una specie di liquido amniotico, scopri poi che si trattava di latte di soja, misto a liquido seminale. Dopo 4 minuti pensavo di morire, dopo 5 pensavo che ero già morto, dopo 6 mi chiedevo, ma perché cazzo non muoio, dopo 7 ancora stavo aspettando di morire, e dopo 8 finalmente fui tirato fuori, era una sensazione strana, come se un cammello ti fosse venuto in faccia, col pollice mi asciugai le labbra (un gesto tipicamente vegan) e potei così cominciare la nuova vita.
I miei primi mesi furono dedicati alla preghiera del dio vegan, e al lavoro nei campi del nostro gruppo, di giorno coltivavo soja e di notte pregavo il nostro Dio perché ci desse più raccolto e più ore per lavorare. Poi finalmente fui alzato di grado, da veganlavoratore, a veganevangelsta, così oltre a lavorare 12 ore al giorno, e pregare per altre 8, potevo girare per il mondo per le restanti 4 ore quotidiane a cercare nuovi adepti, persone da salvare e liberare. Ogni mese tra noi evangelisti veniva fatta una classifica, un fratello erano 3 anni che stava sopra i 100 liberati al mese, divenne per me un modello di vita, mi insegnò tecniche di convincemento delle persone, trucchi mentali su come fargli dire di sì, grazie alla sua guida, riusci ad arrivare ad una ventina di liberati al mese, la strada però era ancora lunga per arrivare a quei numeri da capogiro.
Di tanto in tanto capitava di assistere a qualche sacrificio, persone che erano cadute in tentazioni come una brioches con uova, o la nutella, mi spiaceva per loro, ma sapevo perfettamente che non c'erano altre possibilità, simili errori non possono passare inosservati, non tanto per noi, quanto perché il Dio vegan, queste cose non le può sopportare.
Oggi scrivo questo, anche se so che mi costerà punizioni corporali, io sono troppi anni che ci sono dentro, e ormai la mia vita non potrà più essere dedicata ad altro, spero però che chi ne sta fuori, riesca a non commettere i miei errori, non si faccia imbambolare da chi dice che gli animali non sono contenti ad essere ammazzati, non si faccia imbambolare da chi dice che la carne e il latte non sono naturali, non fare i miei errori, se vi sarà possibile, se siete ancora in tempo, tenetevene alla larga.
un fratello vegan

domenica 20 novembre 2005

ai tuoi occhi


per l'occasione voglio raccontare
del sacrificio tenero e speciale
tu spirito che appari fai tremare
e puoi avermi dentro

ai tuoi occhi
ai tuoi occhi

credevo di potere continuare
a dominare il pianto e il riso insomma il cuore
credevo a cose orribili e feroci
ora ho mollato tutto

ai tuoi occhi
ai tuoi occhi
ai tuoi occhi

ma posso ancora fingere di avere
due posti prenotati al mio dolore
mi posso ancora certo riservare
di uccidermi e brindare

ai tuoi occhi
ai tuoi occhi

ma come piove bene quando vengo dentro
ma come piove bene quando stiamo insieme quando vengo dentro
ma come piove bene quando stiamo insieme quando vengo dentro dentro

ai tuoi occhi

negli occhi liberi che hai, mistero che non svelerai, ci siamo noi
negli occhi liberi tu hai canzoni che tu solo sai, cantale a noi
vieni alla luce, fuori dal sogno
vieni nel mondo che ha gli occhi tuoi

venerdì 18 novembre 2005

Cisco è uscito dal gruppo


Con immenso dispiacere ma grande serenità...
DOPO QUATTORDICI ANNI DI CANZONI, PALCHI, VIAGGI ED ESPERIENZE CONDIVISE, PER SCELTE DI VITA ED ESIGENZE PERSONALI, STEFANO “CISCO” BELLOTTI HA DECISO DI PRENDERE UN’ALTRA STRADA RISPETTO A QUELLA DEI MODENA CITY RAMBLERS.
DOPO UN LUNGO PERIODO DI RIFLESSIONI E CONFRONTO, IN COMPLETO ACCORDO, RENDIAMO PUBBLICA QUESTA DECISIONE.
NULLA DI CIÒ CHE È STATO FATTO ASSIEME ANDRÀ PERDUTO E RAPPRESENTA UN PATRIMONIO COMUNE.
I NOSTRI PERCORSI FUTURI RIMARRANNO COMUNQUE FIGLI DEGLI STESSI IDEALI, PROPRI DI UNA GRANDE FAMIGLIA.

CISCO, ROBBY, KABA, FRANCO, FRY, MASSIMO

giovedì 17 novembre 2005

one about me



Da quando ormai quasi un anno fa ho aperto questo blog non ho mai scritto nulla su di me, che so una presentazione, un qualcosa che racconti in breve chi sono, e il profilo non aiuta di certo, visto che scrive un semplice "vegan, serve dire altro" beh, forse qualcos'altro a volte serve dirlo.
Sono nato alle ore 19 di un venerdì sera, e già qui capirete la non eccessiva voglia di lavorare del soggetto, che sceglie di nascere all'inizio del weekend, cmq mia madre era in ospedale da un giorno e mezzo, e ormai ero in ritardo di ben 12 giorni, e si cominciava quasi a disperare sulla mia volontà di nascere.
Il sole era felicemente in cancro ormai da 8 giorni, e se quindi i miei gentori si aspettavano un gemelli autonomo e libertario, il ritardo regalò loro un cancro mammane e piagnone. Ci doveva essere un cielo strano quella notte, la luna in toro che amoreggiava con Venere in Leone, mentre marte, abbracciato a Vergine li guardava soddisfatto e compiaciuto.
Ero il primogenito, non ho mai saputo se voluto o trovato, ma senza dubbio amato, ed è quello che poi realmente conta, quando sono uscito ero 4 kili e 300 grammi, un vitellino, che per tutta la vita mi darà un fisico non certo esile e filiforme. Mio padre mi aspettava fuori dalla sala operatoria, era giovane all'epoca, aveva un banale lavoro da operaio, mentre mia madre era insegnante precaria, costretta a fare 150 km al giorno per una supplenza.
I primi anni li ho trascorsi in un appartamento sopra quel bar che poi da adolescente diventerà il punto di ritrovo con tutti gli amici. In quel piccolo e rumoroso appartamento ho passato i miei primi 3 anni, amici pochi con cui crescere, un sacco di peluches in compenso che erano la mia seconda famiglia, di mese in mese i membri della famiglia aumentavano di unità e da papà e mamma BUBU, si passò alle aggiunte di orsetto giallo, orsetto grigio, e scimmietta.
Da lì ci spostammo e andammo nella casa dove loro abitano ancora oggi, era una casa bella e grande con il giardino, lontana dalle macchine, per prenderla si indebitarano oltre modo, però volevano dare a me e a mia sorella ancora nel pancione un posto bello dove crescere.
In realtà c'è molto di più nei miei primi 3 anni di vita, c'è l'amore scoperto con una riccia da perdere la testa, il cui nome ancora oggi è in grado di farmi battere il cuore, le prime parole, i primi voli, un incidente in cui avrei potuto perdere la vita, qualche ricovero in ospedale, i primi passi, le prime parole e le prime volte dal logopedista, una nonna che se ne andava ancor prima che io potessi capire come dirle che le volevo bene, e un nonno che se ne era già andato quando mia madre ancora mi aspettava, ma che mi regalerà il nome, gli occhi, il naso i capelli, e quella passione viscerale per il Toro.

Next Lifetime




"Well I guess I’ll see you next lifetime
Baby we’ll be butterflies
I guess I’ll see you next lifetime
That sounds so divine

I guess I’ll see you next lifetime
I guess I will now
I guess I’ll see you next lifetime
Wait, wait a little while"

Erykah Badu - Next Lifetime

martedì 15 novembre 2005

Regole dei Satyagrahi




1. Un Satyagrahi, cioè chi partecipa alla resistenza civile, non proverà rabbia.
2. Sopporterà la rabbia dell’avversario.
3. Facendo questo, rinuncerà ad attaccare gli avversari, non si vendicherà mai;
ma non si sottometterà, per paura della punizione o simili, ad alcun ordine che gli
verrà imposto con rabbia.
4. Quando una qualsiasi autorità cercherà di arrestarlo, si sottometterà volontariamente
all’arresto e non si opporrà all’attacco o all’esproprio delle sue proprietà,
se ne ha, quando le vedrà conscate dalle autorità.
5. Se un membro della resistenza civile ha delle proprietà in afdamento, riuterà
di cederle, anche quando difenderle signicherà rischiare la vita. In ogni caso,
non si vendicherà.
6. Non vendicarsi signica anche evitare di bestemmiare e di imprecare.
7. Quindi, un membro della resistenza civile non insulterà mai i suoi avversari
e non reciterà mai gli slogan recentemente coniati, contrari allo spirito dell’ahimsa.
8. Un membro della resistenza civile non saluterà la bandiera inglese, ma non
insulterà né questa né i soldati, che siano inglesi o indiani.
9. Durante la lotta, se qualcuno offende un soldato o lo attacca, un membro
della resistenza civile proteggerà il soldato o i soldati dall’insulto o dall’attacco,
anche a costo della propria vita.

eppure dobbiamo sempre fingere di stupirci


In questi giorni ho tirato fuori dallo scaffale un vecchio cd che non ascoltavo più da anni, risale alle prima metà degli anni 90, si tratta di "Pourquoi tant de Haine" dei Minister A.M.E.R.
Lo voglio riascoltare come per ricordarmi costantemente che le cose non avvengono mai per caso, che forse bastarebbe ascoltarle le strade per evitare che l'odio possa crescere fino al punto di non poterlo più controllare. In "Sacrifice de Puolet" (che una volta tanto i polli in questione non sono quei poveri volatili, ma dei bipedi con divisa e manganello) i minister raccontano riga per riga la realtà di queste ore, "Come un predatore non esco che la notte / una volta ancora la polizia è il nemico / Si comincia la folla grida vendetta /con tutti i mezzi necessari ripariamo all'offesa /Nella folla io porto scompiglio /I più giovani mi ascoltano, alla scuola della strada io sono un prof / prima lezione lanciare molotov senza fare propoganda /il messaggio è passato, dobbiamo sacrificare uno sbirro" etc. etc. etc. agghiacciante, le cose cari giornalai non arrivano da un giorno all'altro si preparano in anni, decenni, la banlieu ha preparato questo momento per anni, forgiando nell'odio i propri figli, e come unica risposta che prima un'inutile governo di sinistra raccontasse la favola della francia dell'integrazione, mentre successivamente il governo di destra dichiarava guerra aperta alla banlieu.
Non stupiamoci di trovare le nostre belle città in fiamme quando abbiamo forgiato i nostri figli nell'acciaio dell'odio.





Minister A.M.E.R. - Sacrifice du Poulet

Comme le predator, je ne sors que la nuit
Cette fois encore la police est l'ennemie
Je zieute la meute, personne ne pieute, ça sent l'émeute
Ça commence, la foule crie vengeance,
Par tous les moyens nécéssaires, réparer l'offense.
La ville est quadrillée, les rues sont barrées,
les magasins pillés, Les lascars chirés
Moi j'ai toutes les caractéristiques du mauvais ethnique
Antipathique, sadique, allergique aux flics
Même dans la foule je porte la cagoule.
Les plus jeunes m'écoutent, dans l'école de la rue, je suis un prof
Premier cours: lancer de cocktails molotovs sans faire de propagande
Abdulaï nous demande la plus belle des offrandes
Le message est passé, je dois sacrifier un poulet

Pas de paix sans que Babylone paie, est-ce que tu le sais ?
Pas de paix sans que le poulet repose en paix, est-ce que tu le sais ?

Dans cette masse qui s'agite, je vis et ça m'excite
Tout crame autour de moi, les pompiers ne viennent pas
Même pas la fenêtre, les gamins veulent en être,
En mettre aux CRS chauds qui se lancent à l'assaut
Dans les cars du vin, matraques à la main
Les fourgons blindés des flics surarmés,
Mon putain de quartier ressemble aux Territoires Occupés
J'engraine, j'engraine à la mauvaise conduite
Certains ne m'écoutent pas et tentent la fuite
Y'en a qui voltigent, les keufs veulent le prestige
Comme le font les médias, le peuple suit tous mes pas
Le monde est à moi, je suis Tony Montana
Mec, le temps est mystique, j'ai devant moi tous les flics
Ce soir j'ai pas d'UZI, ce soir j'ai pas de fusil
Et monsieur Stomy laisse sa place à Bugzy.
Avant de laisser faire mes pulsions meutrières,
J'adresse au tout puissant mes dernières prières.
Mec, demande à Dieu de rester vivant.
J'appele le Diable pour faire couler le sang.

Refrain

3 heures du mat', partout ça calte, les civils s'éclatent
Qui est David ? Qui est Goliath ?
Des journalistes à terre, des caméras par terre
Sur la vie de ma mère, la guérilla dégénère
Sirènes, fumigènes, ça sent le soufre,
plus d'oxygène nous sommes dans le gouffre
La foule se disperse, personne ne veut partir
Ils veulent le paradis mais ne veulent pas mourir
Trop tôt pour festoyer, trop tard pour reculer
Ce soir la lune est pleine, ce soir je suis en veine
Et tous les coups que j'assène font mal à l'indigène
Et déjà la même scène de Fleury à Rosny Bois d'Arcy et Fresne
Ce soir j'ai la santé, je vais sacrifier un poulet.

Refrain

lunedì 14 novembre 2005

intermezzo letterario



avete mai sentito il grido di un maiale mentre aspetta il suo turno per essere macellato?
Avete mai visto gli occhi di un beagle chiuso in uno stabulario di un laboratorio di ricerca biomedica?
Avete mai sentito le urla di un furetto mentre ancora vivo, giace intrappolato preda della viltà umana?
Avete mai guardato dritto negli occhi un coniglio, mentre subisce un draze-eye test?
E avete mai visto la persona da voi amata mentre muore per concedere a voi e a tutti una nuova speranza di vita?

Ci fu un tempo in cui la mia vita era solo azione pura, in cui ogni singolo respiro era dettato solo dall'istinto puro e dalla voglia di dare a tutto una nuova speranza di vita, e un nuovo ordine-disordine a questo pianeta.


tratto da: Aurora the Birth of Conscience

sui metodi...


questo post è dedicato a una persona speciale, ma un po' anche a me stesso e a tutti quelli che si sentono accusare di sbagliare il modo di porsi nei confronti degli altri.

Siamo in una guerra, una guerra dichiarata da altri non certo da noi, una guerra in cui non combattiamo per noi stessi, ma per le vittime indifese di uno sterminio che prosegue da millenni. A fianco a noi abbiamo poche, pochissime persone, contro gli animali, un esercito infinito, di cui fanno parte anche nostri amici, parenti, e talvolta anche amanti. In questa guerra strana, dobbiamo convivere con il nemico, respirare la sua stessa aria, talvolta addirittura accettare che lui finga di schierarsi dalla nostra parte.

Il fronte di questa guerra non è comune, è un fronte personale, ognuno ha il suo, e la trincea è talmente visibile che siamo attaccati costantemente.

Non è facile combattere questa guerra, e non possiamo neanche sperare che un giorno dalle montagne sbuchino i carrarmati amici che libereranno tutti, possiamo solo sperare che lentamente quell'esercito enorme si svuoti, e che sempre più gente combatta a fianco a noi.

Venendo al punto in questione, chiedetelo a un vitello che a 5 mesi non ha ferro nelle vene e aspetta con ansia il giorno della fine, a un pollo che vive 3 settimane di inferno e poi stop, chiedetelo a loro se siamo poco moderati nel porci, se sbagliamo i metodi.

Personalente non credo proprio che si vincano le guerre con i sorrisi, con i metodi dolci, è una guerra e vaffanculo come tale va combattuta, perché ci sono 30 miliardi di vittime innocenti ogni maledetto anno, vittime dell'ignoranza, della stupidità e della comodità. E scusate io non sono più disponibile a fare finta di niente, a pensare che tanto va bene così. quindi cari i miei signori, "dovresti usare metodi più tranquilli", "dovresti imparare a porti in maniera più positiva" fanculo a tutti voi, io me ne torno in trincea. almeno per un altro giorno.

domenica 13 novembre 2005

il mondo è dei brutti!


Stamane, sveglia di buon ora per andare a recuperare smigol e groll, che dovranno restare con me per un giorno, per poi domani partire alla volta della loro destinazione finale, la Svizzera!

Vengono da Pisa, e questi due esserini, ignorano completamente cosa hanno scampato, grazie ai loro acciacchi e alla loro rara bruttezza. Erano destinati a esperimeni sulla FIV (l'AIDS felina) per loro enorme fortuna appena arrivati nei laboratori sono risultati essere praticamente ciechi, malaticci, vari disturbi di ogni tipo, oltre che bruttarelli, e così i ricercatori li hanno considerati "merce avariata" e sono stati così gettati via.

Ora stanno ispezionando casa, annusando tutti gli odori, cercando di capire dove sono gli oggetti, domani avranno un altro spostamento, e poi un altro ancora, ma almeno alla fine avranno una vita normale, tra le colline della verda svizzera, ignorando completamente (o forse no) quello che hanno rischiato di passare nella vita.

Purtroppo per due che sono stati liberati, altri due saranno oggi prigionieri di luoghi orribili come quello da cui vengono loro, per quelli che ancora sono in quei lager dobbiamo continuare sempre a lottare, perché un giorno possano essere liberi e mai più esseri viventi debbano soffrire.



venerdì 11 novembre 2005

Splendide, bellissime, menti.



Non sto a fare mille giri di parole, qui parlerò di Johan Louis Von Neumann, a mio avviso la più splendida mente mai apparsa su questo misero globo. Misero, perché come dalla foto che apre il post, vorrei parlare di come noi umani, abbiamo usato un talento puro come il suo.

Iniziamo la storia, in media res, ovvero nel 45, 12 anni prima che VonNeumann morisse, e ancor prima che il mondo lo ricordi per la sua invenzione più grandiosa, ovvero la teorizzazione dell'elaboratore elettronico in ogni sua parte, così come noi ancora oggi lo utilizziamo per scrivere, pubbliciare e mantenere questo blog. In quell'anno il grandissimo matematico ungherese aveva però un calcolo ben più importante da fare, il governo americano gli chiese di calcolare quanti megatoni imbarcare sulle bombe per devastare due città giapponesi, come e dove farle esplodere per ottenere il maggior danno possibile. Mica un calcolo banale, da affidare a un ragazzino neolaureato ad Harvard, serviva il migliore sulla piazza, l'uomo che un paio di anni prima aveva spiegato a Einstein e Fermi, come risolvere equazioni per loro troppo complesse.
Ogni volta che rivedo oggi le immagini di quella tragedia non posso fare a meno di pensare alla razionalità con cui sono state create, e alla perfezione di quel progetto.
Le menti bellissime, hanno la loro bellezza proprio nella loro duttilità, e non possiamo noi pretendere che servano d'aiuto all'umanità o alla sua distruzione, servono semplicemente a ciò che viene loro chiesto. Non è un caso se i computer, le menti bellissime del nostro tempo, sono state progettate a immagine e somiglianza della mente che li ha creati, e anche loro servono a salvare l'umanità o a distruggerla, poi sta a noi come usarli.

giovedì 10 novembre 2005

Last Days Of Turin










mercoledì 29 giugno 2005

changing

tante, troppe cose da scrivere in un post solo.
2 settimane di assenza per trovarsi mille novità, un esaurimento nervoso da record, la morte e la risurrezione, la cancellazione di 7 anni di incubi, e la nascita di altri nuovi e ancora più inquietanti.

2 settimane segnate essenzialmente dalla morte e dalla vita, che si sono alternate ad un ritmo così frenetico che in alcuni momenti mi era così difficile discernerle. la luce ha illuminato il buio, e nello stesso tempo il buio l'ha oscurata, ma non è la penombra che mi ha fatto compagnia, non c'è mai stato spazio per la luce soffusa in questi giorni.
il sole accecante delle 3 si è alternato senza soluzione di continuità all'oscurità di un bosco di notte.

l'occhio si può abiutare a qualsiasi situazione, basta che essa rimanga un minimo stabile, ahimè l'alternanza non permette all'occhio di abituarsi a nulla, e di conseguenza non so dire cosa mi è successo attorno in questi 15 giorni, solo l'olfatto mi è stato amico, unico senso a reggere in quel blackout neurale.
l'odore acre è stato compagno, pungente come filo spinato, e rancido come zolfo, se per gli occhi la morte pareva tornare a vita, l'olfatto non mentiva, la vita era solo uno stato di modificazione della morte.

lei, agli occhi sembrava scura ma candida, con quei tratti neri, e quelle pennellate di viola. l'andatura decisa, mai altalenante, sembrava lontana dalla morte, il solo odore non mutava, la morte la copriva, la avvolgeva e a suo modo la faceva schiava senza catene del mio blackout.

avrei voluto aprirle spaccarle rimuoverle.
non l'ho fatto...

ho visto la morte passare, le ho chiesto un passaggio mentre andava via, le ho implorato di raccogliere le mie spoglia, con i pugni ho cercato di aprirmi un varco, e col pianto di oliare la serratura.

non mi ha voluto,
neanche lei.

ora tocca ricominciare, ora si riparte nuovamente, senza una meta, senza un sogno.

mentre la vedevo andare via, l'ho insultata, le ho urlato di fermarsi, non l'ha fatto...

and then, everything starts again, without a way to go, or a way to come back...

just travel, like 10 years ago... just travel

sabato 11 giugno 2005

per chi sei



ieri avevo facce, scure come pece
oggi è tempo di ballare sulle mie miserie nere
perché non c'è tempo e non c'è più spazio
per le mie lune cattive
che rovinano le sere

tu puoi anche ridere se vuoi
ho impiegato dieci anni ormai
per capire che se voglio averti e vivere con te
devo mettere da parte, i sospetti e volerti
per chi sei

il mio amore è forte e non ha paura
prima lento, macchinoso
mentre adesso prende il volo
so che tu fai, mille progetti
e anche se non ci sei
non mi vuoi perdere

tu puoi anche ridere se vuoi
ho impiegato dieci anni ormai
per capire che se voglio averti e vivere con te
devo mettere da parte, i sospetti e volerti
per chi sei

up to nowhere



questo è solo il primo
dei dodici dolori inevitabili

se solo tu sapessi,
dove tutto questo ci porterà
e se io avessi in mano,
le chiavi dei grandi sogni.

se fossi forte,
saprei come conquistarti
se non avessi paura
non farei fatica ad apparirti un sogno

il destino prende e porta
con sè petali di un fiore
che mai si è aperto realmente

e dentro il bozzolo
la giovane falena,
si dimena per trovare l'ossigeno che le spetta

l'interstatale 55 non porta a Denver,
e l'autista lo sa, e la percorre
di notte
convinto che lui la cambierà

così l'onda,
si scaglia contro gli scogli
per abbracciare l'amata montagna
distante decine di miglia

l'aquila morde la donnola
la donnola la morde a sua volta
volano su verso il nulla
la donnola si tiene aggrappata
insieme, per sempre

mercoledì 8 giugno 2005

la distanza



quando tanti mesi or sono, ascoltai questo demo, uscito dagli studi dei northpole, le liriche di questo testo scritto con maestria da paolo mi sembrarono solo "delle belle parole" mai avrei pensato che a distanza di tempo, avrebbero raccontato con così tanta precisione i miei sentimenti.


tu, tu riesci a dire
tutto quello che voglio sentire
tutto quello che mi fa morire
tu, mi fai tremare
come in bilico
su di un filo statico
tu, sai sentire,
i miei mille respiri
anche se siamo a chilometri

e allora portami al mare
anche a dicembre se ti pare
e allora fammi sentire
tutto quello che hai da dire
e allora portami a ballare
fammi sentire quale musica ti piace ascoltare

tu, che non mi vedi
perché decidi che non ti conviene
che la distanza alla fine fa bene,
tu, sai guardare
come cicala, come se fossi l'unica cosa
come se fossimo un'unica cosa

e allora portami al mare
anche a dicembre se ti pare
e allora fammi sentire
tutto quello che hai da dire
e allora portami a ballare
fammi sentire quale musica ti piace ascoltare

lunedì 9 maggio 2005

cursed numbers



4 - 8 - 15 -16 - 23 - 42
4 - 8 - 15 -16 - 23 - 42
4 - 8 - 15 -16 - 23 - 42
4 - 8 - 15 -16 - 23 - 42
4 - 8 - 15 -16 - 23 - 42
4 - 8 - 15 -16 - 23 - 42
4 - 8 - 15 -16 - 23 - 42


04 04 04 04 04 04
08 08 08 08 08 08
15 15 15 15 15 15

16 16 16 16 16 16

23 23 23 23 23 23

42 42 42 42 42 42

martedì 3 maggio 2005

heroes



questo è uno di quei giorni che non sono mai riuscito a raccontare con parole mie, perché mi sento tanto piccolo di fronte alla grandezza dei fatti per poterne parlare, e credo che la loro memoria, sia talmente forte da andare oltre ogni mia vana parola.

lascio a testimonianza di quel 4 maggio 1949 ciò che scrisse Giorgio Fattori, allora giornalista alla gazzetta dello sport, insiema alle bellissime parole del suo collega indro montanelli "non sono morti, sono solo andati in trasferta"

Torino, Arrivò un piccolo ragazzo in bicicletta, frenò dolcemente sull'asfalto vischioso di pioggia, sollevò il cappuccio grondante dell'impermeabile. Disse a una guardia: "Ho questi fiori e mi hanno detto di darli a loro." La pioggia si schiacciava silenziosa sull'asfalto, sul marciapiede di terra battuta, lavava a raffiche improvvise e nervose il cancello del cimitero. Di là c'era una finestra illuminata, una luce giallastra e insinuante che lustrava con attenzione le giberne lucide dei soldati e si allargava sulla strada. Il ragazzetto guardò un attimo in alto, verso la finestra, poi voltò gli occhi e ancora tese i fiori: "A loro, mi hanno detto di darli.". I soldati avevano il viso di pietra e non parlavano. Ogni tanto dal loro silenzio si alzava stancamente un meccanico "circolate" e la folla, con sollecitudine rispettosa, si faceva più da parte, nell'ansia di disturbare. C'era quella finestra accesa al di là del cancello ed era un taglio al cuore di chi stava a guardare. E quella luce giallastra che si impastava di pioggia, i visi opachi della gente e le giberne dei soldati di guardia. Il ragazzetto appoggiò i fiori al cancello con delicata cautela e il cellofane frusciò dolcemente. Poi risalì in bicicletta e si allontanò nel gran piovere: i fiori erano rimasti a pregare per lui e per i suoi amici più grandi; più tardi, quando la luce di quella finestra si sarebbe velata e affievolita nelle ombre pietose del raccoglimento, il ragazzo aveva capito che glieli avrebbero dati. Fu una notte che nessuno ebbe sonno, a Torino, e la gente si raggruppava paziente come in attesa di una favolosa notizia, gente intimidita al pensiero di ritrovare nella solitudine della propria casa il desolato stupore delle disgrazie. Insieme l' assurdo era più tollerabile , e insieme guardavano il cielo tetro a pioggia, si avviavano fino alla morgue, ascoltavano il giorno che veniva su a fatica a dire che tutto era finito. Perchè soltanto di giorno avrebbero saputo che erano morti, quando la luce di quella finestra non si sarebbe più dilatata sulla pelle lucida e nera della strada, e l'incantesimo piovigginoso delle lunghe ore di buio si sarebbe diradato. Per ora non c'era che la stupefazione atroce e smarrita del primo momento. Il dolore sarebbe venuto dopo, il dolore non ha mai fretta di venire. Nelle vie, la folla aspettava, e non sapeva bene cosa. Ogni tanto l'arrivo di qualcuno, il guizzar nevrastenico e breve di una notizia falsaria, e le folli notizie che fioriscono chissà come dai rottami della disgrazia, davano un trasalimento, un' emozione nuova. Quando molti videro Pozzo, gli furono attorno: il vecchio generale degli azzurri; erano venuti a prenderlo in automobile per condurlo all'ultima, più amara rassegna dei suoi ragazzi. Vittorio Pozzo parlava con voce chiara e staccata, soltanto nei suoi occhi brillava una fissa e misteriosa inquietudine: "Mi hanno detto di andare per tentare di riconoscerli, e come potrei non riconoscerli, i miei ragazzi che ho cresciuti uno per uno?". E pioveva. "Facciamo presto - diceva Pozzo - facciamo presto.". Di tutti coloro designati al riconoscimento era o pareva quello meno costernato all'idea dello strazio di un confronto dove la pietà e la commozione devono essere rigidamente compresse da una giusta burocrazia giuridica. La luce giallastra che si appoggiava lugubre al davanzale della finestra dell'obitorio e si aggrappava alle inferriate del cancello, curiosa e maligna di vedere, non aveva sbigottito gli echi netti e sonori della voce del vecchio generale. Ancora una volta con i suoi azzurri, come a Londra, a Parigi, a Praga, Pozzo entrò deciso ed eretto, non ebbe orrori od incertezze, un padre non ha mai paura di andare dai suoi figli nè di guardarli sul viso. Ad uno ad uno li avrebbe guardati, con attenzione lunga e amorosa, ecco Valentino, e Valerio, e Virgilio, hanno tutti un gran sonno e il vecchio Pozzo li chiama con voce lieve e sottile. Dieci e dieci volte nelle silenziose camerate alla vigilia delle grandi partite, li ha visitati così, in silenzio, ed ha toccato con le mani leggere le loro coperte, e poi è rimasto un poco a pensare e a sognare. Tutti insieme, anche adesso. China la vecchia testa su di loro e ad uno ad uno li chiama: Valentino, Valerio, Virgilio... Ma piano, perchè hanno una grande stanchezza e il sonno è la loro sterminata vacanza.

martedì 26 aprile 2005

un saluto...


addio grande presidente, con te a fianco, il tuo popolo aveva saputo sognare per l'ulima volta... è stato con te che abbiamo sentito i nostri cuori granata palpitare per l'ultima volta...
ora che sei lassù a vedere giocare gli invincibili, potrai finalmente goderti quel loro spettacolo che da giovane avevi tanto amato,
ciao orfeo, nessuno ti ha mai dimenticato.

lunedì 25 aprile 2005

liberation day


benito mussolini, and clara petacci hanged up at piazzale loreto, 60 years ago....
the beginning of italian democracy

sabato 23 aprile 2005

similar



once upon a time, 60 years ago


no comment

le retour a la raison



le retour de l'avantgarde

giovedì 21 aprile 2005

Subsonica Day!!!




Sono cosciente che con questo post mi attirerò le ire dei miei venticinque lettori, e se da domani appellandomi a lorsignori, farò riferimento a ventiquattro o ventitre, vorrà dire che la fura devastante a livello c-max, è arrivata a colpire anche questo povero blog vegano, isola per nafraghi e rifgio per animali soli.

Esce oggi, a mezzanotte, l'eveto che il pianeta terra stava aspettando, l'evento per cui verrà ricordato il 2005 (no, non la morte di papa giovanni paolo II), il nuovo lavoro di casacci&soci, al secolo subsonica, ovvero Terrestre.

Gli strilloni casacceschi hanno già riempito le tv, i giornali di settore, trasformando ogni scoreggia dell'amato quintetto di pelati, in segnale divino, preannunciante l'avvento di una nuova era per la musica indipendente italiana.
ops ho detto indipendente?

i miei ventiicinque lettori, non facciano qui caso alla parola indipendente, volevo dire libera, alternativa, disinistra, noglobal, o come meglio vi piacerà definirli.
producono per la sony?

Questi sono solo dettagli, i subsonica, sono e rimangono il faro della musica indipendente italiana, e hanno sempre aiutato il settore giovane ad emergere.

Orde di ragazzine stanno già collegate sui siti di e-commerce italiani, ad aspettare le 24, quando finalmente potranno cliccare sull'icona e comprare il nuovo cd.

Devo però fare una confessione ai miei venticinque lettori, ora prima di sparare altri veleni sulla figura di c-max&soci, devo confessarvi, che io sono stato un fan dei subsonica, proprio fan forse è una parola grossa, li ascoltavo...

ma non verrò qui a fare il discorso del vecchio fan, che critica il gruppo per non essere stato fedele alla linea, non mi permetterei mai, se qualcosa si deve riconoscere a casacci è proprio la sua totale coerenza, sempre alla sua linea, quella di musicante, che in tutti questi anni ha costruito una macchina perfetta capace non solo di vendere (operazione fin troppo facile in italia) ma anche di distruggere, distruggere ogni alternativa al suo quintetto, o ai suoi non-protetto, aver creato nella mia già-buia città un clima tetro, dove i locali vengono gestiti da quei 3 o 4 individui, dove per suonare in giro, si passa necessariamente da certi personaggi.

Oggi, forse l'operazione giunge al massimo del suo splendore, mai disco era stato tanto atteso dai media, neanche quegli italiani che bontà loro vendono veramente, in italia e all'estero, pensate a pausini. ramazzotti, v. rossi, (che il sottoscritto schifa in blocco) cantanti che vendono, e tantissimo, ma che non sanno darsi quel valore aggiunto, che il quintetto calvo ha saputo darsi.

complimenti ragazzi, ho urlato con voi liberi tutti, ma se per voi quella frase ancora oggi ha lo stesso valore, (ovvero tutti liberi di fare quel cazzo che volete) per me oggi oltre ai valori di libertà a cui credevo allora, ha un altro significato, ovvero liberi tutti da quei quattro mafiosi che gestiscono la discografia italiana.

sabato 9 aprile 2005

Diventa Lilith



cosa rimane oggi, in giorni di conclave, del mito di lilith? la prima donna creata da Dio, colei che rifiutò Adamo, perché non gli si voleva sottomettere e scappò via dall'Eden per seguire un destino che ogni mitologia ha immaginato diverso?

La lotta tra Lilith e Eve, ovvero tra la donna-madre-generatrice, e la donna autonama e forte, ha percorso l'intera storia.

Lilith fu combattuta in ogni civiltà, e lei stessa ha a sua volta combattuto per far difendere il suo diritto ad esistere, con i millenni ha imparato tecniche sopraffine per ingannare l'uomo suo nemico, fingendosi talvolta Eve, e usando gli occhi che il suo eterno amato Lucifer gli ha donato, per farsi gioco dell'intera umanità.

In questi giorni di conclave dove sta Lilith? Lei che non fu cacciata dall'Eden, ma se ne andò di sua volontà, e che quando Dio le mandò gli angeli vendicatori nel deserto del mar rosso, lei li attese in assetto di guerra, e gli angeli tornarono senza bottino al cospetto del loro Capo.

Dove sta Lilith in questi giorni di DeFilippiche, di show girl da 4 soldi, pronte a tutto pur di trovare un calciatore che le sposi...
Forse starà lassù a guardare la terra, senza neanche un rimpianto per essere stata la prima donna al mondo ad aver inventato il divorzio, quando ancora Pannella non era nei piani dell'Altissimo.

martedì 5 aprile 2005

fighitn



no comment

lunedì 4 aprile 2005

no tav no voto no bresso no ghigo



non mi piace molto parlare di politica, ma come fare a stare zitto quando la persona contro cui un'intera valle ha combattuto una battaglia estenuante negli ultimi 5 anni, si fa eleggere a presidente della regione spacciandosi per "ambientalista".
come stare zitti e accettare tutto?

alta velocità e olimpiadi hanno un progetto ben specifico in testa, stuprare una delle più belle valli del nord italia, e questo progetto ha sempre portato il nome di Mercedes Bresso, e oggi questa persona fingendosi amica dell'ambiente (ma quele ambiente?) convince il solito elettore somaro ad andare a votare, e votare per lei.

non voglio aggiungere altro, mi chiedo solo quale sarà il prossimo piano dei potenti, ora forti del voto popolare, per stuprare ulteriormente la piccola valle che da torino sale su al montgenéve. forse un aeroporto internazionale sui monti? forse altre 1000 pista da sci? forse un altro trampolino per il salto?

vorrei dire che non passeranno, ma ahimè basta così poco per passare, che non so se riusciremo a fermarli :(

intermezzo / 2



Vorrei scaraventare la testa sulla tua
e invece prima o poi farò volare questa stanza
e dubito che mi possa accontentare
sai a volte mi sveglio e fingo tu sia qui
perché ho sempre meno peso
e comunque pensarti mi ancora
mentre vado alla deriva
e non sai cosa darei
pur di averti accanto
per averti accanto

NonVoglioCheClara - Hotel Tivoli

sabato 2 aprile 2005

diventa il papa



E' il 6 agosto 1978, io sto cominciando a sentre i primi profumi della Terra, mamma e papà mi hanno da pochi giorni portato nella loro casa, ho una culla grande, e un gioco fatto con le api che mi penzola sopra la culla.

Quel giorno sento pronunciare per la prima volta quella parola, Papa, che capisco subito essere diversa da quel "papà" che invece sentivo incessantemente pronunciare in casa mia.

Si chiamava Paolo VI, era nato e vissuto a pochi metri da casa mia, io avevo 36 giorni, e vedevo morire il primo papa della mia vita.

Passano pochissimi giorni e imparo la prima lezione della mia vita, morto un papa se ne fa un altro, e infatti puntuale come un'ulcera arriva papa Luciani. Io vedo tutto questo dalla mia culla che da direttamente sulla tv 29" che sta in sala, vedo quest'uomo vestito come quell'altro dei giorni prima, un uomo che sorride sempre, sembra simpatico, anche se quel cappello un po' mi incute timore.

Quel Papa è un Papa strano, parla di cose che la gente capisce, in modo semplice, non sembra molto interessato a salvaguardare la magnificenza della Sacra Chiesa Apostolica Romana, ma più a risolvere i problemi della gente.
Le folle lo amano, e lui vi si concede, forse anche troppo...

Dalla culla si vede sempre la piazza stracolma quando lui parla.
Sto per compiere i 3 mesi di vita, è il compleanno del futuro capo supremo dell'Itala (che in questi giorni è ancora intento a costruire palazzi a Milano), e io vedo morire il mio secondo Papa.

Il polacco arriverà pochi giorni dopo, non mi piace tanto come quello di prima, che invece dalla culla amavo scrutare.

E' il terzo Papa che vedo in tre mesi di vita, dentro di me comincio a pensare che è normale che ogni mese ci sia un nuovo Papa, e con spirito molto cinico, verso l'inizio di Novembre, comincio ad aspettare l'arrivo del nuovo Pontefice.

Invece non arriva, e neanche il mese dopo, e neanche quello dopo ancora, gli altri 26 anni della mia vita sono stati vissuti con lui in tv, e io man mano che uscivo dalla culla imparavo a conoscerlo e a comprenderne la funzione.

Forse è anche per lui che sono cresciuto così lontano dalla Chiesa Romana, forse è anche per lui che non sono Cattolico, forse è anche merito suo se oggi rifiuto ogni istituzione, e soprattutto quelle ecclesiastiche, non credo ne sarei stato capace con un uomo come Luciani a dirigere la Chiesa.

Non ho certo mai risparmiato critiche in questi 26 anni, a un uomo che rappresenta per me una delle istituzione maggiormente colpevoli dei danni di questa società, ma come disse qualcuno più saggio di me, molti anni prima di me "oggi nel vedere quest'uomo che muore, madre io provo dolore".

giovedì 31 marzo 2005

intermezzo



Stavo solo riciclando vecchi battti del cuore, senza testa ma pensando che anche quello fosse amore. Le retoriche quadrate stanno lì in televisione, io in un posto più quadrato e dentro solo confusione.

Cosa dire, cosa fare, nel pensiero e nell'azione, sono buoni in questi casi per redimere un coglione (x2)

Ora provo a riordinare la mia triste situazione, resta in giro troppa roba, che non faccio più attenzione, dove mando le parole per sentire il loro suono, dove ho perso l'innocenza e quando chiederò perdono?

Cosa ho detto? Cosa ho fatto? E resterò perso per aria, come fumo a disconoscere la fiamma originaria (x2)

Babalot - Ma che ti ho fatto - 2004