lunedì 11 aprile 2011

Trailer di Aurora

Aurora, il mio primo film

venerdì 16 aprile 2010

*Nasce ricettevegan.it*

Nasce il nuovo sito di alimentazione, ricette vegetariane cucina e nutrizione vegan,
ricettevegan.it
Il sito vuole essere il punto di unione tra la cucina naturale e la
nutrizione vegan, un sistema tecnologicamente avanzato che cataloga
tutti gli ingredienti della cucina vegan con schede dettagliate su
origini, cenni alimentari e parametri nutrizionali, e che per ogni
ricetta fornisce tutte le informazioni nutrizionali in maniera chiara e
semplice da comprendere.

Tutto in un contesto di immediatezza di comprensione e con un
orientamento spiccato verso la diffusione della cultura alimentare e la
nutrizione vegan.

Molte videoricette che accompagnano i piatti, per renderne più semplice
l'esecuzione e tanto altro che verrà introdotto in futuro, per un sito
che nasce dopo un lavoro di ricerca durato molto tempo e che vuole porsi
come strumento nelle mani di chi è interessato a una cucina naturale,
attenta alla nutrizione ma anche consapevole della necessità di saper
esprimere sapori.

Il sito è online dall'11 aprile, molte funzioni sono già disponibili,
altre saranno ampliate prossimamente, siamo disponibili ad accettare
nuovi collaboratori sia per quanto riguarda diventare chef del sito, sia
per la parte di scrittura articoli di approfondimento, se siete
interessati contattateci a info@ricettevegan.it

http://www.ricettevegan.it

mercoledì 17 febbraio 2010

c'era una volta un re.....


c'era una volta un re, seduto su un sofa' che disse alla sua serva, raccontiamogli una storia, la storia incominció... c'era una volta un re, seduto su un sofá che provava a cantá col nano e lo sconosciuto, e disse a quello nano fammi sembrar bravo, la storia incominció, c'era una volta un re che disse alla sua serva invitami al programma, metti una giuria fantoccio e fammi vincere, la storia incominció, c'era una volta un re, che disse al suo paese e a dio che li amava, mentre il padre truffava il paese che amava, e lo zio sparava sulla barca, c'era una volta un re, seduto su un sofá che vedeva leggere la classifica e pensava di ave vinto, la storia incominció, c'era una volta un re seduto su un sofá che disse a quello nano ma come non ci chiamano? ci sono i fantocci, la serva é gia d'accordo.... c'era una volta un re, seduto su un sofá che pareva sempre piú appuntito.... c'era una volta un re, che pensava di tornare al suo paese da vincitore, c'era una volta un re, che pensava che siccome aveva vinto il ballo, avrebbe vinto il canto, c'era una volta un re.... che sotto il sofá qualcosa ha sentito, c'era una volta un re.... c'era una volta un re.... perché per fortuna 64 anni fa vi abbiamo cacciato da questo paese, e speravamo di non rivedervi mai piú e siete pregati di non venire a fare le vittime, visto che siete cresciuti in megaville svizzere, c'era una volta un re... ma per fortuna oggi non c'é piú, e di nani ne abbiamo giá uno di troppo non ce ne servono altri...`

mercoledì 10 febbraio 2010

Febbraio 1995 - Febbraio 2010 - i miei primi 15 anni....


Era il Febbraio di quel 1995, a Versailles nascevano gli AIR, mentre i Pink Floyd davano l'addio alle scene, e i Radiohead pubblicavano quel capolavoro che risponde al nome The Bends, e Kusturica faceva uscire Underground.

Tutto questo avveniva nel mondo, ma nella mia piccola casa, avveniva qualcosa che mi avrebbe aperto quel mondo fino ad allora ignoto, faceva il suo ingresso un aggeggino di plastica della US Robotics, un modem 14400 baud (come si diceva allora) che tramite il provider Numerica mi spalancava le porte di quella magia chiamata Internet.

Non c'era ancora la niu economi, non c'era facebook, nessuno aveva inventato ancora parole come social network, o web2.0 (già 1.0 sembrava difficile in quel momento), non c'era skype o messenger, mozilla era solo un mostro che girava in giappone mentre la microsoft pensava ancora che internet fosse un'invenzione senza futuro, mentre i signori Sergey Brin e Larry Page erano ancora studentelli di Stanford e la parola google manco balenava ancora nella loro testa, ma soprattutto non c'erano miliardi di persone che si collegavano, ma c'era comunque più gente di quella che avresti potuto conoscere in una vita intera.

Non c'erano i blog, ma la mia casetta a Paris/4678 di Geocities non aveva proprio niente da invidiare al tecnologico blogger, era piena di gif animate che lo schermo quasi pareva muoversi, avevo un libro per gli ospiti, pieno zeppo di firme di gente dall'altra parte del mondo, un piccolo diario, foto da fare invidia a flickr.

Non c'era skype, ma chi si ricorda powwow? quante chat notturne, navigazioni in 2 per il web a scoprire siti mai visti, partite a scacchi online e tanto tanto altro...

E poi le chat online, dove conoscere gente nuova, quelle stanze IRC con nomi strani, dove potevi incontrare davvero chiunque....
C'era quell'aurea di magico, e di rispetto delle formule, imparavi a memoria come uno scolaretto le formule da ripetere, termini sconosciuti da imparare, come "sei un lamer" "rimuovi quei bot da questa room" o "rotfl", e tutta quella serie di smiley che piano piano creava un nuovo linguaggio.

Non avevamo le connessioni in fibra ottica, ma quanta roba che passava per quel bollente modem a 14400, poco dopo upgradato a 28800 che quasi non mi sembrava vero.
Avevamo le radio in streaming via realplayer, le videoconferenze con CUSeeMe.
Tutto in quel magnifico browser che rispondeva al nome di Netscape Navigator, bei tempi quelli in cui non c'era la scelta, usavamo tutti quello, e basta, Mosaic era appena andato in pensione e tutti avevamo seguito il maestro Andreessen a casa Netscape.

A guardare bene non è poi cambiato molto, si mi scarico una discografia in 2 ore, ma in compenso ora è pieno di gente che usa l'web senza cultura, che non vuole imparare, che se gli dici "netiquette" pensa che sia un insulto, che non sa quotare un messaggio quando risponde, che schiaccia a caso su internet explorer, installa plugin senza senso che gli mettono in ginocchio il computer, schiaccia ovunque su accetta, e vorrebbe che tutto gli funzionasse a meraviglia senza aver mai provato a imparare.

Oggi mi sento un po' vecchio, forse perché mi rendo conto che da oggi inizieranno a essere più gli anni che ho vissuto con internet di quelli che ho vissuto senza, o forse perché oggi mi sento come quei vecchi che dicevano che si stava meglio quando si stava peggio, ma forse è davvero un po' vero.... si stava davvero meglio, ma parafrasando guccini, forse è anche perché a 16 anni è tutto ancora intero, è tutto chi lo sa, a 16 anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età"

mercoledì 15 luglio 2009

giovedì 15 febbraio 2007

La Congiura del Silenzio

questo testo è ormai vecchio di qualche anno, ma sempre attuale, attualissimo, soprattutto in un giorno triste come oggi.

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La congiura del silenzio.

Torino, dal punto di vista calcistico, ma non solo, è divisa in due entità, ciascuna delle quali con motivazioni sportive, storia, caratteristiche, immagine e quant’altro ben distinte ed estremamente diverse l’una dall’altra. Del Toro sappiamo tutto: una squadra con un passato glorioso, tragico, ormai diventato mito e con un presente che peggiore non poteva essere. L’altra entità è la diretta emanazione di un potentato economico e politico, non solo cittadino. Torino non è Milano, dove due squadre con pari dignità pagano il dovuto per utilizzare San Siro. Non è nemmeno Roma, dove due squadre, sempre di pari dignità, possono comunque contare su un appoggio mediatico e politico che ne mette sì in luce ogni difficoltà, ma si attiva anche per risolverle. A Torino nulla di tutto questo. Un sobrio ed aristocratico silenzio. Ma non tutti lo accettano, qualche voce plebea ogni tanto si leva, ed elenca i volgari fatti…

Partiamo da qualche anno fa.
La gi*ve voleva uno stadio di proprietà, e voleva il Delle Alpi. Lo voleva con il minimo sacrificio economico, con una spesa ridicola se paragonata al valore stimato suo e dell’area circostante, sfruttabile commercialmente. Per arrivare a questo, vista la presenza di due realtà che potenzialmente potevano essere interessate all’affare, dovevano verificarsi un insieme di circostanze particolari:

1- Il Delle Alpi, raro esempio d'edificazione recente non realizzata dal gruppo Fiat, doveva essere percepito dall’opinione pubblica come inadatto, un inutile spreco di denaro pubblico, una cattedrale nel deserto. Questo per prepararne l’abbattimento od il rifacimento senza la minima resistenza. Che siano state divulgate, attraverso la stampa cittadina, notizie false sui costi di realizzazione o sull’infelice collocazione geografica dell’impianto, era strumentale.

2- Occorreva esercitare pressioni sulle autorità cittadine affinché eventuali opposizioni venissero scavalcate: finto ricatto con la minaccia di andarsene da Torino, attraverso il quale si è da subito ottenuta la gestione della pubblicità allo stadio, senza per questo doversi sobbarcare i costi di manutenzione dello stesso, lasciati al comune che, incredibilmente, accetta.

3- Bisognava raffigurare la gi*ve come unico vero interlocutore cittadino, unica entità sportiva rappresentativa di tutta la comunità, e così nei suoi gagliardetti sparisce la zebra, da sempre simbolo bianconero, ed appare il toro rampante, da sempre emblema granata. Vi immaginate la Lazio con la lupa nel simbolo? Non sarebbe sicuramente passato inosservato, a Roma.

4- Il Torino Calcio non doveva intromettersi nella questione Delle Alpi. Avendo diritto, almeno teoricamente, alle stesse opportunità della gi*ve, poteva ostacolarne l’esproprio o renderlo più dispendioso. In parole povere, il Toro non doveva presentarsi ad un’eventuale asta. Per esserne certi occorreva tuttavia controllarlo direttamente, non bastavano le forzature esterne di sempre.

Così, dopo una campagna di stampa violentissima nei confronti degli allora padroni del Torino Calcio, i cosiddetti genovesi, ai quali certamente non ne era andata bene una, il Torino viene acquistato da Francesco Cimminelli, padrone della Ergom e fornitore della Fiat, al quale vengono avvallati i pagamenti delle fatture a 30 giorni, contro i 90/120 degli altri, finanziamenti fino a 500 miliardi di vecchie lire, costruzione di due stabilimenti nel Sud i quali provvedono, tra le altre cose, ad assicurare la produzione quando altrove si sciopera. Commesse oltre il 2010. Sicuramente sarà un caso, un insieme di fattori oggettivi e, tra l'altro, documentabili. Nessun complotto.
Fatto sta che Francesco Cimminelli, certamente un industriale avveduto, noto però fino ad allora soprattutto per essere stato l'artefice del primo caso di mobbing, applica questa stessa filosofia nella sua gestione del Torino Calcio. Si dichiara da subito tifoso bianconero, al Toro solo per ragioni affaristiche. Ridicolizza ed insulta chi, tra i tifosi del Toro, si rechi ancora a Superga, luogo dove, oltre alla lapide del Grande Torino, ha sede provvisoria il Museo dedicatogli.
Dopo una breve fase in cui il presidente è Giuseppe Aghemo, che gli aveva spianato la strada verso l’acquisto del Torino Calcio annunciando, tra le altre cose, la presenza di 70 miliardi di fidejussioni per la ricostruzione del Filadelfia, viene assegnato all’incarico Attilio Romero, noto alle cronache per essere una delle persone coinvolte nell’incidente in cui trovò la morte Gigi Meroni, e in precedenza dirigente Fiat con mansioni di rilievo.
Decide di destinare l’incarico di general manager a Pieroni, in causa con il portiere del Torino Luca Bucci per via di un battibecco precedente. Questa decisione sarà annullata in seguito alle proteste dei tifosi.
Sposta la storica sede del Torino Calcio in un ex magazzino di via del Carmine, e lascia i prestigiosi uffici precedenti al figlio Simone.
Annuncia la ricostruzione del Filadelfia, abbattuto anni prima da Novelli, che ne aveva promessa la ricostruzione con tanto di conferenze stampa, progetti, date d’inizio lavori e d’inaugurazione.
Viste le difficoltà nel farsi approvare il progetto esecutivo sul Fila, che alcuni dicono cercate (l'archittetto che stilò il progetto), Cimminelli propone la realizzazione presso Borgaro, nell’hinterland torinese, di Borgarello, un’area comprendente nove campi di calcio, forestierie, spogliatoi, sede di prima squadra e settore giovanile ed ottiene dal comune di Borgaro le delibere necessarie.
Il Comune di Torino, che ha già stabilito fin dal 1999 con un accordo tra Giraudo e l’allora sindaco Castellani, la cessione del Delle Alpi e dell’area circostante alla società bianconera, deve almeno salvare le apparenze dando una parvenza di equità. Così, dopo aver assegnato l’area del Delle Alpi alla gi*ve per meno di 5 euro al metro quadro, contro i circa 70 normalmente necessari per la concessione di spazi commerciali, provvede a fare grosso modo altrettanto nei confronti del Torino, concedendogli il vecchio stadio comunale, nel frattempo diventato sede delle cerimonie delle olimpiadi invernali del 2006, e concedendo i permessi per la realizzazione un supermercato sull’area ex Filadelfia, necessario per il sostentamento futuro del club.
A fronte delle tardive ma efficaci proteste dei tifosi, il supermercato viene spostato in area vicina, ma viene concessa l’edificazione di due palazzi, con relative strade d’accesso, su metà dell’area originale.
Lo Stadio Comunale, dopo aver precedentemente attraversato una fase in cui se n’era prospettato l’abbattimento, diventa d’improvviso un monumento d’importanza tale da non poterne modificare né la prospettiva, né abbassare il terreno di gioco, realizzato con un sistema di drenaggio a fascine incrociate che sembra irripetibile. Il costo del ripristino dell’impianto passa dai 20 milioni di euro iniziali a più di 50, per la capienza di 27000 posti.
In pratica ristrutturare il Comunale costa il doppio della cifra a cui è stato venduto alla gi*ve il nuovissimo delle alpi, perfettamente utilizzabile già così com’è ora, tant’è che entrambe le squadre cittadine ci giocano pur se una, il Torino, per farlo paga l’affitto all’altra.
In tutto questo marasma edilizio s’inserisce la situazione della squadra, sempre più allo sbando. I giocatori migliori, quelli che potrebbero anche essere ceduti ricavandoci qualcosa, vengono lasciati andare via per scadenza contratto. Parecchi tra loro passano prima da una fase nella quale vengono lasciati in tribuna, presentati all’opinione dei tifosi come mercenari, incapaci, piantagrane, lavativi o quant’altro, in modo da poterli cedere senza lasciare rimpianti o costretti ad andare via. Mobbing.
Nessun calciatore vuole più venire al Toro, compreso chi proveniva dalle giovanili granata, chi c'è se ne vuole andare, chi sarebbe obbligato a rientrare afferma che piuttosto smette di giocare.
Il settore giovanile viene semi-abbandonato e resiste, pur se a livelli minimi rispetto al passato, solo grazie alla buona volontà e all’attaccamento degli allenatori rimasti.
Il settore marketing è un fantasma. In tutta Torino, in qualunque negozio o supermercato, non si trova nessun tipo di gadget granata. I tifosi vengono abbandonati, il coordinamento dei club, sempre promesso, non viene realizzato.
La tifoseria viene continuamente accusata di scarsa presenza, di eccessivo romanticismo, di essere fonte di pressioni esagerate sui giocatori. Non un'operazione commerciale viene intrapresa per riavvicinare i simpatizzanti, i prezzi degli abbonamenti sono il doppio rispetto ad un Udinese e pari a Milan ed Inter. Ma il Toro è in serie B. Nel contempo Cimminelli dichiara a più riprese che dei tifosi non gl'importa nulla, o che se li gira come vuole. Va a vedersi le partite della gi*ve, cena con Moggi. Piange miseria ma non tratta la vendita del club. Chiunque ci provi si trova davanti una scatola nera di cui non può conoscere prezzo e contenuto.
Intanto al Filadelfia, i cui lavori di costruzione dovevano iniziare in concomitanza con quelli del comunale, è tutto fermo tranne l’erbaccia, che continua a crescere.
Il centro commerciale è stato già venduto alla Bennet, e quindi non potrà più servire per l’autofinanziamento del Club.
A Borgarello la lottizzazione è partita e le villette a schiera sorgeranno come funghi.
I lavori del Comunale non hanno minimamente tenuto in considerazione le aspettative dei tifosi. Mentre in tutto il mondo i campi di calcio vengono realizzati con le gradinate a ridosso del terreno, qui lo spazio occupato dalla precedente pista d’atletica sarà ricoperto dall’erba. L’aumentare annunciato dei costi di ristrutturazione, otterrà come probabile esito che cimminelli potrà accampare scuse per non far fronte agli stessi, tant’è che i lavori procedono con notevole ritardo.
Accadrà che il Comune, dovendo provvedere alle cerimonie olimpiche, le dirotterà al Delle Alpi (inizialmente presentato al CIO in tale veste e poi, non si sa perché, sostituito dal Comunale). Pagherà il disturbo alla gi*ve che così, dopo averlo ottenuto ad un decimo della sua valutazione, si farà anche eventualmente rimborsare le spese di rifacimento o pagare l’affitto.
Non ci sono complotti, a Torino.
Non c’è cupola e non c’è piovra. C’erano due società di calcio. Una potente, vincente, ricca e famosa, l’altra meno, ma con in dote un bagaglio di storia, orgoglio, dignità ed attaccamento dei tifosi che non aveva uguali in Italia e probabilmente nel mondo.
Una di queste società c’è ancora, ed è più potente, più ricca di prima, potendo ora anche contare su un patrimonio immobiliare costato niente e di valore immenso.
Il Torino, con il susseguirsi di progetti fantasma, false vendite e vere delibere, finti padroni, non possiede nemmeno più ciò che era suo e che n’era simbolo, luogo e patrimonio. Restano i suoi appassionati, sempre più disorientati e sempre meno pazienti.
Non c’è nessuna cospirazione. Non serviva a chi, potendo gestire la cosa pubblica imponendo le proprie scelte, non aveva necessità di metterla in atto.
Non c’è progetto d’annientamento del Toro. Non occorreva studiarne uno a chi per attitudine, tradizione consolidata, connivenze politiche e possibilità di ricatto sociale, non lascia niente agli altri, ed agli altri non resta altro che andarsene o sparire.
Non c’è nulla di nascosto a Torino, tranne tutto ciò che non viene detto dal TG regionale o pubblicato da La Stampa, che è quello che più o meno avete letto sin qui.
Non c’è nessuna congiura, a Torino, tranne la peggiore: quella del silenzio.

martedì 9 gennaio 2007

Bite Back



Tigre attacca guardiana dello zoo

S.Francisco,la donna ha perso una gamba

Momenti di vera paura nello zoo cittadino di San Francisco, negli Stati Uniti. Una tigre siberiana ha aggredito una guardiana che le portava del cibo sbranandole completamente una gamba. L'attacco è avvenuto davanti a 50 spettatori. Alcuni sono fuggiti portando via i bimbi traumatizzati, altri hanno cercato di liberare la poveretta le cui urla di dolore si sono sentite in vari reparti dello Zoo.

La tigre Tatiana ha attaccato improvvisamente e apparentemente senza motivo la guardiana che le stava portando della carne di cavallo. Le autorità hanno aperto una inchiesta sull'incidente. Dopo l'attacco lo zoo di San Francisco ha deciso di chiudere la sua "Casa dei Leoni", l'area dove, in diverse gabbie, sono rinchiusi alcuni esemplari di felini feroci (tigri, leoni e leonesse).