martedì 22 novembre 2005

Vegan



Mi ci sono voluti oltre sei anni per trovare il coraggio di scrivere queste righe, per cercare di trovare la forza di raccontare una situazione ormai ben oltre il limite del sopportabile, che seppure per me non veda via d'uscita, spero quanto meno che faccia sempre meno danni ad altri dopo di me.
Ho vissuto felicemente fino ai 21 anni, senza sapere cosa fosse la parola vegan, conoscevo solo la parola Vega, il pianeta cattivo da cui partivano i mostri lanciati sulla terra che obbligavano DaitarnIII a battaglie per salvare l'umanità, ma questa cosa vegan, proprio la ignoravo.
Mi fu spiegato che era un movimento che voleva la liberazione animale, che propagandava ideali di pace, di rispetto e di futuro possibile. e tante altre parole bellissime che me ne fecero innamorare al primo colpo. Dovetti abbandonare la mia dieta a base di carne, e introdurre tanti alimenti nuovi che fino a quel giorno ignoravo, come la soja, il latte di soja, il formaggio di soja, la carne di soja, l'affettato di soja, il maiale di soja, l'hamberger di soja, il wustel di soja, il pane di soja e la milanese di soja. All'epoca chiesi se potevo tenermi una donna di carne animale, o se dovevo prendermene una di soja, mi fu detto che nei primi anni di purificazione, potevo ancora tenerne una di carne umana, ma che poi col tempo sarei stato io il primo a non volerla più e a desiderare solo carne di soja. Buttai via tutti o quasi i miei vestiti in lana, pelle e seta, per utilizzare materiali più naturali come il pile (derivato dal riciclo della plastica) la viscosa, la lorica, la gomma, la fibra di alluminio, e tanti altri materiali cruelty free che da quel giorno trovano felicemente posto nel mio armadio. Poi venne la volta delle medicine, che non si dovevano usare perché testate su animali, chiesi quali erano le alternative, sperando in un aulin di soja, e un bactrim di soja, e invece nulla, qui la situazione era un po' diversa, l'unica cosa che si poteva usare erano i fiori di Bach, ma mi fu subito chiarito che non erano per nulla efficaci,, ma la risposta che mi fu data mi rassicurò comunque molto, un vegan non si ammala, e quando chiesi, "ma se per caso mi ammalo?" la risposta fu semplice quanto eloquente: "evidentemente vuol dire che non sei vegan".
Il mio primo inverno ebbi una polmonite con la febbre che superò i 41 gradi, feci finta di nulla, su qualche libro avevo letto che era normale, che il mio fisico si stava purificando, e stava espellendo tutte le tossine accumulate per anni. Ai fratelli vegan ovviamente non lo dissi, come non dissi loro di ogni altra malattia (circa 45 all'anno) avute da allora ad oggi.
Dopo sei mesi ebbi la possibilità di assistere alla prima riunione vegan, ero tutto eccitato, finalmente (dopo solo 12 polmoniti, 8 tracheiti, e 15 influenze intestinali) potevo fare parte di quell'amato gruppo, mi diedero l'indirizzo del posto in cui andare, e una parola da dire all'ingresso: "seitan". Arrivai, erano le 3 del mattino, orario strano per una riunione pensavo, ma tant'è sti vegan sono sempre tutti impegnati a fare mille cose per gli animali, evidentemente possono solo trovarsi a queste ore. La stanza era strana, un interrato 15 metri sotto il livello del terreno, all'igresso della stanza c'era una scritta infuocata che diceva "vegan power", entrai e c'erano una cinquantina di fratelli, in mezzo alla sala c'era un tavolo in marmo sopra il quale c'era sdraiata una sorella interamente nuda. Mi fu spiegato che doveva espiare un peccato commesso in settimana, non si era avveduta della presenza dell'E270 (l'acido lattico) in una confezione di biscotti, e così ora per chiedere scusa al dio Vegan, si faceva spargere il corpo del terribile olio di palma bollente. Poveretta pensai, però certo, come si fa a commettere un simile peccato? io ogni mattina recitavo prima di alzarmi dal letto per 10 volte la serie degli additivi vietati (E120, E201, .....) non avrei mai voluto offendere il mio nuovo e sgargiante Dio con un simile affronto. Venne allora il mio turno, un fratello mi condusse in mezzo alla stanza, dove fui presentato a tutti gli altri, mi fu dato un nuovo nome da vegan: Citysus, il nome latino del maggiociondolo, ognuno dentro al gruppo aveva un nuovo nome, perché i vecchi nomi erano sporchi dal sangue della nostra civiltà barbara a cui eravamo appartenuti. Il rito di iniziazione fu breve, anche se un po' doloroso, fui lasciato per 8 minuti sommerso in una specie di liquido amniotico, scopri poi che si trattava di latte di soja, misto a liquido seminale. Dopo 4 minuti pensavo di morire, dopo 5 pensavo che ero già morto, dopo 6 mi chiedevo, ma perché cazzo non muoio, dopo 7 ancora stavo aspettando di morire, e dopo 8 finalmente fui tirato fuori, era una sensazione strana, come se un cammello ti fosse venuto in faccia, col pollice mi asciugai le labbra (un gesto tipicamente vegan) e potei così cominciare la nuova vita.
I miei primi mesi furono dedicati alla preghiera del dio vegan, e al lavoro nei campi del nostro gruppo, di giorno coltivavo soja e di notte pregavo il nostro Dio perché ci desse più raccolto e più ore per lavorare. Poi finalmente fui alzato di grado, da veganlavoratore, a veganevangelsta, così oltre a lavorare 12 ore al giorno, e pregare per altre 8, potevo girare per il mondo per le restanti 4 ore quotidiane a cercare nuovi adepti, persone da salvare e liberare. Ogni mese tra noi evangelisti veniva fatta una classifica, un fratello erano 3 anni che stava sopra i 100 liberati al mese, divenne per me un modello di vita, mi insegnò tecniche di convincemento delle persone, trucchi mentali su come fargli dire di sì, grazie alla sua guida, riusci ad arrivare ad una ventina di liberati al mese, la strada però era ancora lunga per arrivare a quei numeri da capogiro.
Di tanto in tanto capitava di assistere a qualche sacrificio, persone che erano cadute in tentazioni come una brioches con uova, o la nutella, mi spiaceva per loro, ma sapevo perfettamente che non c'erano altre possibilità, simili errori non possono passare inosservati, non tanto per noi, quanto perché il Dio vegan, queste cose non le può sopportare.
Oggi scrivo questo, anche se so che mi costerà punizioni corporali, io sono troppi anni che ci sono dentro, e ormai la mia vita non potrà più essere dedicata ad altro, spero però che chi ne sta fuori, riesca a non commettere i miei errori, non si faccia imbambolare da chi dice che gli animali non sono contenti ad essere ammazzati, non si faccia imbambolare da chi dice che la carne e il latte non sono naturali, non fare i miei errori, se vi sarà possibile, se siete ancora in tempo, tenetevene alla larga.
un fratello vegan

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