venerdì 11 novembre 2005

Splendide, bellissime, menti.



Non sto a fare mille giri di parole, qui parlerò di Johan Louis Von Neumann, a mio avviso la più splendida mente mai apparsa su questo misero globo. Misero, perché come dalla foto che apre il post, vorrei parlare di come noi umani, abbiamo usato un talento puro come il suo.

Iniziamo la storia, in media res, ovvero nel 45, 12 anni prima che VonNeumann morisse, e ancor prima che il mondo lo ricordi per la sua invenzione più grandiosa, ovvero la teorizzazione dell'elaboratore elettronico in ogni sua parte, così come noi ancora oggi lo utilizziamo per scrivere, pubbliciare e mantenere questo blog. In quell'anno il grandissimo matematico ungherese aveva però un calcolo ben più importante da fare, il governo americano gli chiese di calcolare quanti megatoni imbarcare sulle bombe per devastare due città giapponesi, come e dove farle esplodere per ottenere il maggior danno possibile. Mica un calcolo banale, da affidare a un ragazzino neolaureato ad Harvard, serviva il migliore sulla piazza, l'uomo che un paio di anni prima aveva spiegato a Einstein e Fermi, come risolvere equazioni per loro troppo complesse.
Ogni volta che rivedo oggi le immagini di quella tragedia non posso fare a meno di pensare alla razionalità con cui sono state create, e alla perfezione di quel progetto.
Le menti bellissime, hanno la loro bellezza proprio nella loro duttilità, e non possiamo noi pretendere che servano d'aiuto all'umanità o alla sua distruzione, servono semplicemente a ciò che viene loro chiesto. Non è un caso se i computer, le menti bellissime del nostro tempo, sono state progettate a immagine e somiglianza della mente che li ha creati, e anche loro servono a salvare l'umanità o a distruggerla, poi sta a noi come usarli.

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