mercoledì 29 giugno 2005

changing

tante, troppe cose da scrivere in un post solo.
2 settimane di assenza per trovarsi mille novità, un esaurimento nervoso da record, la morte e la risurrezione, la cancellazione di 7 anni di incubi, e la nascita di altri nuovi e ancora più inquietanti.

2 settimane segnate essenzialmente dalla morte e dalla vita, che si sono alternate ad un ritmo così frenetico che in alcuni momenti mi era così difficile discernerle. la luce ha illuminato il buio, e nello stesso tempo il buio l'ha oscurata, ma non è la penombra che mi ha fatto compagnia, non c'è mai stato spazio per la luce soffusa in questi giorni.
il sole accecante delle 3 si è alternato senza soluzione di continuità all'oscurità di un bosco di notte.

l'occhio si può abiutare a qualsiasi situazione, basta che essa rimanga un minimo stabile, ahimè l'alternanza non permette all'occhio di abituarsi a nulla, e di conseguenza non so dire cosa mi è successo attorno in questi 15 giorni, solo l'olfatto mi è stato amico, unico senso a reggere in quel blackout neurale.
l'odore acre è stato compagno, pungente come filo spinato, e rancido come zolfo, se per gli occhi la morte pareva tornare a vita, l'olfatto non mentiva, la vita era solo uno stato di modificazione della morte.

lei, agli occhi sembrava scura ma candida, con quei tratti neri, e quelle pennellate di viola. l'andatura decisa, mai altalenante, sembrava lontana dalla morte, il solo odore non mutava, la morte la copriva, la avvolgeva e a suo modo la faceva schiava senza catene del mio blackout.

avrei voluto aprirle spaccarle rimuoverle.
non l'ho fatto...

ho visto la morte passare, le ho chiesto un passaggio mentre andava via, le ho implorato di raccogliere le mie spoglia, con i pugni ho cercato di aprirmi un varco, e col pianto di oliare la serratura.

non mi ha voluto,
neanche lei.

ora tocca ricominciare, ora si riparte nuovamente, senza una meta, senza un sogno.

mentre la vedevo andare via, l'ho insultata, le ho urlato di fermarsi, non l'ha fatto...

and then, everything starts again, without a way to go, or a way to come back...

just travel, like 10 years ago... just travel

sabato 11 giugno 2005

per chi sei



ieri avevo facce, scure come pece
oggi è tempo di ballare sulle mie miserie nere
perché non c'è tempo e non c'è più spazio
per le mie lune cattive
che rovinano le sere

tu puoi anche ridere se vuoi
ho impiegato dieci anni ormai
per capire che se voglio averti e vivere con te
devo mettere da parte, i sospetti e volerti
per chi sei

il mio amore è forte e non ha paura
prima lento, macchinoso
mentre adesso prende il volo
so che tu fai, mille progetti
e anche se non ci sei
non mi vuoi perdere

tu puoi anche ridere se vuoi
ho impiegato dieci anni ormai
per capire che se voglio averti e vivere con te
devo mettere da parte, i sospetti e volerti
per chi sei

up to nowhere



questo è solo il primo
dei dodici dolori inevitabili

se solo tu sapessi,
dove tutto questo ci porterà
e se io avessi in mano,
le chiavi dei grandi sogni.

se fossi forte,
saprei come conquistarti
se non avessi paura
non farei fatica ad apparirti un sogno

il destino prende e porta
con sè petali di un fiore
che mai si è aperto realmente

e dentro il bozzolo
la giovane falena,
si dimena per trovare l'ossigeno che le spetta

l'interstatale 55 non porta a Denver,
e l'autista lo sa, e la percorre
di notte
convinto che lui la cambierà

così l'onda,
si scaglia contro gli scogli
per abbracciare l'amata montagna
distante decine di miglia

l'aquila morde la donnola
la donnola la morde a sua volta
volano su verso il nulla
la donnola si tiene aggrappata
insieme, per sempre

mercoledì 8 giugno 2005

la distanza



quando tanti mesi or sono, ascoltai questo demo, uscito dagli studi dei northpole, le liriche di questo testo scritto con maestria da paolo mi sembrarono solo "delle belle parole" mai avrei pensato che a distanza di tempo, avrebbero raccontato con così tanta precisione i miei sentimenti.


tu, tu riesci a dire
tutto quello che voglio sentire
tutto quello che mi fa morire
tu, mi fai tremare
come in bilico
su di un filo statico
tu, sai sentire,
i miei mille respiri
anche se siamo a chilometri

e allora portami al mare
anche a dicembre se ti pare
e allora fammi sentire
tutto quello che hai da dire
e allora portami a ballare
fammi sentire quale musica ti piace ascoltare

tu, che non mi vedi
perché decidi che non ti conviene
che la distanza alla fine fa bene,
tu, sai guardare
come cicala, come se fossi l'unica cosa
come se fossimo un'unica cosa

e allora portami al mare
anche a dicembre se ti pare
e allora fammi sentire
tutto quello che hai da dire
e allora portami a ballare
fammi sentire quale musica ti piace ascoltare